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L’irruzione di un virus invisibile e oscuro ha avuto un impatto straordinario in tutte le branche ordinamentali. Dal diritto civile al diritto penale, dal diritto amministrativo a quello tributario e contabile, passando attraverso il diritto processuale e quello sportivo, senza dimenticare il diritto sovranazionale, nessuna disciplina può dirsi immune agli effetti della pandemia da Covid-19.
Che conseguenze ha portato il Covid-19 nel nostro ordinamento? Il diritto del futuro sarà lo stesso, cambierà o è già in atto il cambiamento? La frenetica normativa esplosa in questi tempi è solo "diritto dell’urgenza", destinato ad estinguersi con il cessare del momento di crisi o darà lo spunto per una definitiva metamorfosi dell’ordinamento giuridico?
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CAPITOLO 23. Detenuti e Covid
Luigi Levita
La situazione emergenziale rappresenta uno tsunami non solo sul versante della salute, dei diritti sociali e dell’economia. Amplifica e mette a nudo le criticità sommerse di un sistema, accelera processi stancamente sopiti, impone il superamento degli schemi routinari ed obbliga gli attori ad una improvvisa opera di riscrittura della tabula rasa dei valori, che tenga conto di principi (anche a rango costituzionale) declinati non più nella loro rassicurante immutevolezza, ma sottoposti di punto in bianco a tensioni impreviste e spesso terribili.
Di tale necessità di aggiustamenti progressivi si è fatto carico anche il sistema giudiziario, seppur non compiutamente agevolato da una caleidoscopica inventiva del legislatore, apparsa invero decisamente frammentaria e disorganica, forse anche in misura maggiore rispetto a quanto era obiettivamente prevedibile nell’ambito di una complessa emergenza.
In questa magmatica opera di risistemazione che sta interessando tutti i settori della giurisdizione, un ruolo assolutamente prioritario è rivestito dalla gestione della popolazione carceraria, vera cartina di tornasole dell’efficacia di un apparato statale che sappia equamente bilanciare le esigenze generalpreventive con le altrettanto insopprimibili garanzie sanitarie dei detenuti, tanto più che la stragrande maggioranza di essi è composta da imputati non ancora colpiti da sentenze definitive di condanna.
Sommario:
1. Il faro nella notte. - 2. Interventismo dell’autorità e salvaguardia delle libertà: melius re perpendere oportet. - 3. Emergenza sanitaria e detenuti in attesa di giudizio: un assordante silenzio? - NOTE
1. Il faro nella notte.
La situazione emergenziale rappresenta uno tsunami non solo sul versante della salute, dei diritti sociali e dell’economia. Amplifica e mette a nudo le criticità sommerse di un sistema, accelera processi stancamente sopiti, impone il superamento degli schemi routinari ed obbliga gli attori ad una improvvisa opera di riscrittura della tabula rasa dei valori, che tenga conto di principi (anche a rango costituzionale) declinati non più nella loro
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Luigi Levita
La situazione emergenziale rappresenta uno tsunami non solo sul versante della salute, dei diritti sociali e dell’economia. Amplifica e mette a nudo le criticità sommerse di un sistema, accelera processi stancamente sopiti, impone il superamento degli schemi routinari ed obbliga gli attori ad una improvvisa opera di riscrittura della tabula rasa dei valori, che tenga conto di principi (anche a rango costituzionale) declinati non più nella loro rassicurante immutevolezza, ma sottoposti di punto in bianco a tensioni impreviste e spesso terribili.
Di tale necessità di aggiustamenti progressivi si è fatto carico anche il sistema giudiziario, seppur non compiutamente agevolato da una caleidoscopica inventiva del legislatore, apparsa invero decisamente frammentaria e disorganica, forse anche in misura maggiore rispetto a quanto era obiettivamente prevedibile nell’ambito di una complessa emergenza.
In questa magmatica opera di risistemazione che sta interessando tutti i settori della giurisdizione, un ruolo assolutamente prioritario è rivestito dalla gestione della popolazione carceraria, vera cartina di tornasole dell’efficacia di un apparato statale che sappia equamente bilanciare le esigenze generalpreventive con le altrettanto insopprimibili garanzie sanitarie dei detenuti, tanto più che la stragrande maggioranza di essi è composta da imputati non ancora colpiti da sentenze definitive di condanna.
Sommario:
1. Il faro nella notte. - 2. Interventismo dell’autorità e salvaguardia delle libertà: melius re perpendere oportet. - 3. Emergenza sanitaria e detenuti in attesa di giudizio: un assordante silenzio? - NOTE
1. Il faro nella notte.
La situazione emergenziale rappresenta uno tsunami non solo sul versante della salute, dei diritti sociali e dell’economia. Amplifica e mette a nudo le criticità sommerse di un sistema, accelera processi stancamente sopiti, impone il superamento degli schemi routinari ed obbliga gli attori ad una improvvisa opera di riscrittura della tabula rasa dei valori, che tenga conto di principi (anche a rango costituzionale) declinati non più nella loro
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